Edicole sacre e immagini religiose

EDICOLE SACRE e IMMAGINI RELIGIOSE

 

La devozione popolare

In parrocchia di Sant’Ambrogio di Fiera ci sono varie Edicole sacre, Affreschi e Immagini religiose che sono espressione di una profonda devozione popolare e costituiscono una testimonianza storica ed artistica molto importante. Si trovano solitamente ai lati delle strade o sulle pareti delle case.
A volte ci si sofferma solo per una preghiera o uno sguardo, ma su alcuni si radunano gli abitanti della via e della contrada per la recita del rosario nel mese di maggio.

 

MADONNA “PONS HUMANITATIS”

Il monumento si trova sulle rive del ramo morto del Sile, lungo la stretta via Alzaia, ai confini della parrocchia di Sant’Ambrogio di Fiera. Un luogo un po’ fuori mano e, proprio per questo, ancora ricco di verde e di pace.

Il monumento alla Madonna “Ponte dell’umanità” è stato voluto e ideato da Luigi e Giuseppina Bisetto Trevisin nel 1976 per un “ex voto”. Oggi risplende nuovamente della sua luce iniziale, grazie al restauro eseguito nell’anno 2013. Il restauro è stato reso possibile grazie al finanziamento di due “angeli custodi” che si sono offerti di ripristinare l’opera.

La statua in bronzo raffigurante la giovane Maria, che ha sostituito la prima statua bianca che si è sbriciolata, è opera dell’artista Giuseppe Gatto di Santa Cristina.
La Vergine ha un volto sereno, espressivo e molto giovane, da cui traspare un’intensa umanità: due braccia allargate che accennano l’una al cielo e l’altra alla terra; cinque stelle, una luna, un sole stilizzato sul quale spiccano le parole “pons humanitatis”. L’idea del ponte è suggerita, oltre che dalla posizione delle braccia, anche dalla struttura del monumento: cinque semiarchi di cemento che terminano sopra cinque esili colonne nel punto in cui si trova la Vergine, alla quale fanno corona cinque grandi stelle dorate. A questa originale struttura sono stati attribuiti alcuni interessanti significati. C’è, ad esempio, chi vede simboleggiati, nei travetti inarcati, nelle colonne e nelle stelle, i cinque continenti che solo nella Madonna, mediatrice di grazia e regina della pace, possono trovare finalmente il punto d’incontro per una pacifica convivenza. Per altri, invece, i semicerchi simboleggiano la drammatica rottura del ponte esistente un tempo tra cielo e terra; quanto resta ancora di quel ponte evita di crollare interamente grazie alla presenza di Maria, madre del Salvatore.
La “Vergine del Sile” si presenta come la grande speranza per il mondo attuale, minacciato dalla crescente violenza e dal materialismo dilagante.
La statua può essere vista anche dalla tangenziale che collega il Terraglio e la Postumia.

 

 

GROTTA “MADONNA DI LOURDES”

La Grotta di Lourdes si trova nel giardino della Scuola dell’infanzia, in via Sant’Ambrogio di Fiera.

È stata costruita nel 1937 per volontà di don Giovanni Michelan, ed inaugurata il 27 giugno 1937, come ricorda la targa posta all’interno della grotta stessa “27.6.937 XV Arc.te D.G.M.” (si noti: l’annotazione dell’anno senza il millennio come si usava, a volte, in quel tempo; l’indicazione “XV” in numeri romani per identificare il 15° anno dell’Era Fascista, obbligatoria in tutti i documenti di quegli anni, per ricordare la Marcia su Roma del 28 ottobre 1922; l’appellativo “Arciprete” di don Giovanni Michelan, in quanto la chiesa di sant’Ambrogio di Fiera è, effettivamente, “Arcipretale”).

 

EDICOLA di “SAN GIOVANNI NEPOMUCENO”

Il piccolo sacello si trova in viale IV novembre a pochi passi dal ponte che immette in via Sant’Ambrogio di Fiera.
Dalla tipica struttura a tempietto, custodisce un altorilievo in pietra chiara di buona qualità artistica, raffigurante San Giovanni Nepomuceno, un martire della Boemia (regione dell’attuale Repubblica Ceca), vissuto nel Medioevo, precisamente nel XIV secolo. La scultura risale con ogni probabilità alla seconda metà del Settecento, epoca in cui la devozione a questo santo era molto diffusa nella Repubblica Veneta e in altri stati europei.
San Giovanni era un ecclesiastico nativo della città di Nepomuk (da cui “Nepomuceno”). Esperto in diritto, nel 1389 fu nominato vicario generale dall’arcivescovo di Praga. Aveva studiato legge nell’antica capitale boema e nel 1387 si era laureato a Padova, la cui università era già allora famosa. Per la sua coraggiosa difesa della libertà e dei diritti della chiesa di Boemia, minacciati dal dispotico re Venceslao IV, Giovanni Nepomuceno fu arrestato, torturato e fatto gettare da un ponte nel fiume Moldava a Praga, in una notte di marzo del 1393. Per aver subito tale martirio, il santo diventò protettore di tutti coloro che in vari modi sono esposti al pericolo di affogare. Non a caso, quindi, il nostro capitello si trova sulla riva di un corso d’acqua, il cosiddetto “Ghebo del Trozolungo”: un canale in verità assai modesto, che un centinaio di metri più avanti, in direzione Porto di Fiera, si getta nel Sile.
Tra l’estate e l’inizio dell’autunno 2001, il capitello è stato completamente restaurato. L’opera di restauro è frutto della collaborazione tra la Parrocchia che ha promosso l’intervento, il Comune di Treviso, proprietario del capitello, e la sezione degli Alpini di Treviso, che ha affidato la direzione dei lavori al suo presidente, geom. Ivano Gentili, e l’esecuzione degli stessi al gruppo Alpini di Paese.

 

 

 

 

EDICOLA di “SANT’ANNA”

L’edicola si trova in via Callalta. La struttura è tipica di una edicola sacra: un piccolo tempietto.
La parete di fondo è decorata da un affresco riproducente sant’Anna che tiene Maria Bambina sulle ginocchia, san Sebastiano e san Rocco. I dipinti sono molto antichi ma non si conosce la data e nemmeno l’autore.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

STATUA di “SANT’OSVALDO”, RE

La statua si trova nel giardino di una casa privata in via sant’Osvaldo, all’angolo con via Callalta.
Il Santo appare in veste di soldato, con una spada al fianco sinistro e una corona regale sul capo. Sul piedistallo si legge: “POSITUM SIMULACRUM ANNO DOMINI MDCCLXIII DIE XVIII AUGUSTI – BERNAR.[di]NI SAVOLLI DEVOTIONE – SANCTE OSVALDE PRO NOBIS PRECARE”.
La statua, già restaurata nel 1884, presenta, purtroppo, gravi parti mancanti: una gamba, un braccio e una mano.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

AFFRESCHI dei “TRE SANTI”

Gli affreschi si trovano in una casa in viale IV novembre, dove ora c’è la Banca Etica. Questa casa, fra le più antiche di Fiera, risale con ogni probabilità all’inizio del Seicento. In passato essa fu per lungo tempo (fino al 1962) un’osteria detta: “dei Tre Santi”.
Il nome era dovuto non tanto al numero delle figure sacre rappresentate, ben più di tre, quanto ai tre grandi riquadri affrescati che ornavano la facciata. In quello centrale è raffigurata la Madonna col Bambino tra i santi Rocco e Sebastiano; altri due santi occupano ciascuno dei riquadri laterali.
Di quegli affreschi ora si vedono solo pallidi frammenti. Essi sono, comunque, assegnabili ai primi decenni del XVII secolo, secondo la datazione indicata da Luigi Coletti nel suo noto Catalogo delle cose d’arte… (1935). Tale datazione dà un preciso significato alla presenza, presso la Vergine, dei santi Rocco e Sebastiano, invocati in passato contro la peste, come quella che negli anni 1629-31 colpì duramente anche Treviso.
L’intervento di restauro, realizzato tra l’autunno del 2001 e i primi mesi del 2002, ha permesso il parziale recupero di alcuni lacerti degli affreschi e delle finte cornici a cartocci che li riquadrano, mettendo anche in luce l’originaria qualità dell’intero apparato decorativo. La delicata operazione va vista come un doveroso tentativo di conservare questi frammenti di arte e di storia, che si collocano nel quadro della devozione popolare, così radicata nella vita delle passate generazioni.
Con un altro intervento, in occasione del restauro della casa stessa, nell’anno 2014 gli affreschi “dei Tre Santi” sono stati nuovamente puliti e consolidati. In questa circostanza, i proprietari Lino e Maristella Beggio, hanno realizzato una targa per offrire non solo il ricordo del restauro di questi affreschi ma, soprattutto, la memoria della devozione popolare alla Vergine Maria.

 

AFFRESCO del “CROCIFISSO”

L’affresco si trova sulla parete di un vecchio edificio, ora completamente ristrutturato, in località “Al Cristo”, ovvero in via Alzaia nel punto in cui fa angolo con via Lotto, a destra del “canale del Cristo” il quale, proprio in quel posto, sfocia nel fiume Sile. Sulle pareti di questo piccolo corso d’acqua si vedono ancora i segni delle ruote idrauliche che fino agli anni Trenta, del secolo scorso, hanno prodotto energia, sfruttata, un tempo, da una cartiera e successivamente dalla fabbrica di birra Prete.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

EDICOLA “MADONNA delle ROSE”

L’edicola della “Madonna delle Rose” si trova in via Daino. È così comunemente chiamata perché le donne del luogo, devote alla Madonna, portavano delle belle rose per abbellirla.
È stata costruita da Florenzo Bisetto, dopo il Giubileo del 2000, utilizzando la base di una colonna di una vecchia villa di Fiera, distrutta tanti anni fa.
La bella statua della Madonna era stata scolpita da Arturo Bisetto, padre di Florenzo, ancora nei primi anni ’60 del secolo scorso per una tomba del cimitero di Silea, ma non era mai stata utilizzata in quanto il committente, nel frattempo, aveva optato per un altro tipo di tomba.

 

 

 

 

 

 

 

 

STATUA della “MADONNA”

La statua della “Madonna” si trova sul giardino dell’Istituto ENGIM Veneto S.F.P. Turazza, in via Francesco da Milano.

L’attività del S.F.P. “Istituto Turazza” è iniziata per opera del suo fondatore don Quirico Turazza che aveva come obiettivo il recupero dei ragazzi appartenenti alle classi meno abbienti. Nel corso degli anni ha trovato nuovo impulso con l’arrivo dei Padri Giuseppini del Murialdo che, pur seguendo i principi del fondatore, hanno posto un’attenzione particolare al contesto economico e soprattutto sociale della provincia Trevigiana.

L’idea di avere una statua dedicata alla Madonna per l’istituto Turazza nasce nei primi anni 70 del secolo scorso. Su proposta del prof. Brunello Arnaldo, allora Preside dell’Istituto statale per geometri “Palladio” di Treviso, promotore e rettore dei corsi serali per operai che si tenevano al Turazza, viene deciso di realizzare una statua in pietra da mettere in una nicchia sul muro del cortile, in prossimità dell’ingresso pedonale dell’istituto Turazza (nella sede storica, vicino a san Nicolò a Treviso).
Viene chiesto al Padre giuseppino don Gianfranco Verri, provetto disegnatore e quotato pittore, di realizzare uno schizzo della statua.
L’incarico per la realizzazione viene affidato allo scultore e architetto Nereo Quagliato di Vicenza che eseguì la statua in pietra dura d’Istria. La spesa fu interamente coperta con il contributo di Ex-allievi benefattori trevigiani e con una raccolta speciale degli alunni frequentanti all’epoca.
La statua fu benedetta probabilmente nel 1973 e, successivamente, negli anni ’90, per iniziativa del Preside del CFP Turazza, don Mario Pizzol, la statua fu posta su una base a livello terra, più visibile a tutti i visitatori e agli allievi.
Quando viene aperto il nuovo istituto Turazza a Fiera di Treviso, sempre per interessamento ed a spese degli Ex-allievi, nel 2015 la statua della Madonna viene trasferita nella nuova sede dove viene creata anche una adeguata nicchia in metallo a copertura e protezione della statua stessa.

 

MONUMENTO AI CADUTI DI FIERA

Questo monumento, pur non essendo una vera e propria edicola sacra, viene posto in questa sezione per il particolare e significativo ricordo dei caduti della guerra.
Nel 1920 Fiera eresse, presso la chiesa parrocchiale, il monumento in memoria dei suoi cinquantun Caduti nella Prima Guerra Mondiale. I loro nomi sono incisi su una grande lapide, con le fotografie in porcellana e l’epigrafe: “Il Paese / in nome dei suoi figli caduti / consacra questo marmo / in rimpianto / in ricordo in edificazione / 1915-1918”
Al suo interno si trova un angelo marmoreo dal volto giovane, velato di tristezza e di dolore, nell’atto di spargere fiori. Si tratta di una bella scultura di due artisti di Carrara: Nuti e Tognocchi.
Il progetto è dell’architetto Carlo Bozza che ideò una costruzione che poggia su tre gradini, formata da quattro colonne in marmo dell’altezza di quattro metri che sostengono una cupola e un piedistallo con stella in rame argentato.
La solenne inaugurazione del piccolo mausoleo avvenne la mattina del 17 ottobre 1920.

 

 

 

 

 

 

 

 

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